Viviamo la nostra gioventù per le vie del nostro paese guardando con occhio curioso, molto più spesso critico, quello che accade e soprattutto quello che non accade. Cerchiamo di discutere, di proporre e di proporci, ponendo a noi stessi degli interrogativi ai quali non sempre riusciamo a dare risposta. Uno di questi è: chi sarà mai il committente responsabile dell’immobile che sta nascendo in largo Abbazia, prospiciente via Duomo? E il progettista? E il direttore dei lavori? Quando saranno ultimati i lavori? Cercavamo la nostra risposta nel cartello che obbligatoriamente deve essere affisso nei pressi del cantiere, ma…. a data odierna non abbiamo trovato nulla!
E dunque ci interroghiamo ancora: perché non l’affiggono? Ma questo è l’ultimo dei problemi.
Le nostre riflessioni si riempiono di sgomento quando vediamo che, in pieno centro storico, l’immobile di cui sopra è costruito in cemento armato. Ci torna immediatamente agli occhi la triste immagine della storica Torre Gisotti, vittima della speculazione edilizia, che, in barba alle regole che vietano l’ampliamento volumetrico degli immobili demoliti nel centro storico , presenta al suo fianco una costruzione ultramoderna di discutibile gusto. Non siamo qui a parlare della legittimità di quell’immobile; non ne abbiamo le competenze. Ci limitiamo a guardare con disdegno quel monumento che difficilmente potrà testimoniare il nostro seppur recente passato.
Capiterà in Largo Abbazia quel che accadde a Villa Capano, vergognosamente deturpata per lasciare spazio al cemento, certamente più redditizio di un vecchio rudere di straordinaria importanza storica?
Qualcuno ci rassicuri, qualcuno fughi i nostri dubbi, qualcuno ci dica che questo non avverrà.
Non conosciamo quale forma prenderà quel palazzo, non sappiamo se saranno osservate quelle disposizioni che proibiscono l’ampliamento volumetrico degli immobili demoliti e impongono la ricostruzione con la stessa volumetria e sagoma dell'immobile preesistente (cfr D.lgs 301/2002). Vediamo solo del cemento, e, dati i precedenti, questo non ci fa stare tranquilli.